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Tempo di lettura: 2 minuti

di Ivana Merlo

Da mesi, forse da anni, i flavonesi sentivano latrati e guaiti provenire dal grande giardino solitario che circonda la villa al margine della Pineta. Gli ululati, più spesso gli abbai lamentosi e prolungati, scendevano fino al centro del piccolo paese, lambivano il Municipio e la Cooperativa ed entravano fin dentro alla chiesa, poco ascoltati perchè non appartenevano agli umani. Da noi è considerata normalità far consumare la vita ai cani da caccia in squallidi recinti o in bui scantinati, fra escrementi e solitudine, tranne che per quei pochi giorni all'anno in cui è loro consentito procurare il piacere ai padroni e la morte alle creature dei boschi.
 
Del gruppetto dei detenuti, invisibili perchè ingabbiati lontano dalla strada, faceva parte anche un dolce Golden retriever dal manto color crema, non più giovane né efficiente, per via degli occhi oscurati dalla cecità. Un giorno della passata primavera però i pianti calano, si dimezzano, segno che qualcosa è migliorato e si diffonde la voce che qualcuno, forse per pietà delle bestiole, forse per il fastidio procurato alla quiete pubblica, ha sporto denuncia alle Autorità. «Finalmente vedremo i cani correre liberi in una sacrosanta area verde ricavata nel grande parco, saranno accuditi ed accarezzati...» pensano le anime buone.
 
Il grande prato incolto non sarà più tutto per i padroni! Invece passano poche settimane e i poveri animali non si vedono e non si sentono. Silenziati. Dove sono? Qualcuno lo sa?? Rinchiusi altrove, scacciati in canile, ceduti ad un altro cacciatore? Se ne sono liberati, come ci si libera dell'immondizia.
Nessuna compassione nemmeno per il Golden senza occhi, che ora non riconosce più niente e nessuno. Sulla collina sono rimaste le gabbie vuote, che saranno occupate dai prossimi carcerati.
E gli Agenti deputati ai controlli? Lasciati fuori dal cancello e nonostante le indagini in corso non si riesce a capire dove siano finiti!

E adesso che fine hanno fatto i cani della collina? gabbia vuota

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